Marzio Banfi
Cenni Critici

“… Marzio Banfi è un artista vero. … In lui l’artista torna all’originaria vocazione fra la nostra realtà ed il mondo che trascende il sensibile e l’accidentale … Sono raffigurazioni che l’inconscio ci restituisce primordiali, perché, ora come allora, rappresentano i motivi principali del nostro esistere. … Indubbiamente sono fra le cose più notevoli che ci sia toccato di vedere nell’ambito artistico ticinese e non solo ticinese. …”
“Giornale del Popolo” (Lugano, 13 dicembre 1974, articolo “Una pittura folgorante che riesce a cogliere il nucleo primordiale dei motivi esistenziali”)

“Ho molto apprezzato alla mostra veneziana di Marzio Banfi la qualità della sua pittura. Essa, a mio avviso, approfondisce un’indagine sull’inconscio collettivo cercando di restare all’interno di quei valori estetici su cui s’è sempre fondata la grande arte. … La pittura ha momenti di superba bellezza … Tutto vibra con forza; e tutto nel contempo resta unitario, legato ad una visione coerente. … Essa ci avvince, ci tiene incatenati, ci offre risvolti che suscitano meditazione. E si fa sempre “nuova”, cioè mai stancamente risaputa. … Noi fissiamo attoniti i segni che la pittura ci propone: segni di un grande mistero che è dentro di noi.”
Guido Perocco (Venezia, 29 luglio 1989)

“Mi sembra che la sua opera poetica sia degnissima di attenzione e debba essere tenuta presente parlando dell’attuale stato della poesia in Italia.”
Giorgio Barberi Squarotti (Torino, 21 giugno 1983)

“… La sua opera pittorica è affascinante, nella continua, inesausta creazione di colori e di forme, come per una visione metafisica che si rinnova di attimo in attimo.”
Giorgio Barberi Squarotti (Torino, 18 luglio 1989)

“Marzio Banfi è poeta di essenziali, decise, rapide figurazioni … All’origine c’è sempre uno scatto di meraviglia, che deriva dalla sorpresa che è continuamente la realtà … E’ una poesia in grigio che tende al silenzio, nella disperazione della definizione estrema del dire: perfino nelle aspre poesie d’amore che chiudono il libro, tutt’altro che commosse o trepide e tenere, ma anch’esse condotte con un piglio disperatamente e crudamente aggressivo, per l’uguale verifica dello scacco di sempre.”
Giorgio Barberi Squarotti (Dalla prefazione di “Marzio Banfi – Poesie, 1967-1993”, Genesi Editrice, Torino, 1993)

“ … La poesia epigrammatica di Banfi si appunta non tanto sulla politica quanto sulla morale civile e letteraria, ed è come un reagente acido fatto abilmente passare sui vetrini del costume. …”
Franco Lanza (Cenobio, 1, 1985, su “Zero Aperto”, Genesi Editrice, Torino, 1984)

“… La pittura di Banfi è una continua ricerca dell’uomo, della figura: non nel senso oggettivo e banale di una fisicità plastica … ma in quello spirituale di riassumere nell’immagine, foss’anche un grumo o un liquame di colori, le infinite immagini che hanno segnato nella buia voragine del tempo la presenza umana. Dunque spazio fisico, caverna, totem, grafito, bisturi, taglio, macchina, prima forma definibile nel caos informale … In questo senso l’esperienza figurativa è l’attuarsi lacerante (ma anche folgorante) di quella ricognizione archetipica che l’artista ticinese promuove nei magmatici regni dell’inconscio …”
Franco Lanza (Roma, 8 ottobre 1986)

“ … pittura di forte contenuto esistenziale, che si apre straordinariamente alla nostra interiore adattabilità. Quasi un libro di geroglifici che, improvvisamente, impariamo a leggere. Che sia questo il compito dell’artista negli anni Duemila? Banfi è già un suggeritore di immagini e sensazioni: un alchemico distillatore di sogni. Ci accostiamo ai suoi quadri con i nervi a fior di pelle: sappiamo che lo specchio magico rifletterà più noi che lui. E`lo specchio irrimediabile della conoscenza dell’uomo.”
Paolo Rizzi (“Marzio Banfi”, Electa, Milano, 1985). Vedi anche “Paolo Rizzi e Marzio Banfi” rassegna critica a cura di Silvia Banfi, 2008, pdf.

“… ora il simbolo e la materia si fanno essi stessi pittura per quella affermazione d’autonomia di cui prima dicevo e che costituisce una delle più rilevanti conquiste per un artista che sente il fascino degli universali, ma non rinuncia a inquinarne la purezza con i segni e gli umori d’una realtà esistenziale capace di sconvolgere anche la più alta e compiuta sintesi estetica. Di qui la tensione e il dramma che s’esprimono nelle opere ultime di Marzio Banfi come momenti ineludibili d’una pittura disperatamente volta a ritrovare le immaginarie armonie e i minacciati equilibri di ciò che ancora chiamiamo poesia: dell’uomo e della natura.”
Franco Solmi, (“Marzio Banfi, 1971-1989”, Electa, Milano, 1989)

“… Marzio non ha paura. Il suo libro è sempre aperto, fa i conti con la vita, col colore, con la materia che lo vivifica, con l’orizzonte che sublima … Visita la fantasia con la libertà del poeta. La racconta, chiede a noi che guardiamo, che viaggiamo con lui, una partecipazione soprattutto poetica, onirica, e perché no umana? Visto che i sogni sono di tutti, anche dei ciechi, degli analfabeti …”
Giulio Ghirardi, (“I viaggi di Marzio”, Ca’ di Sotto, Gentilino, 1991)

“Al di là dell’occhiata in superficie. <Attraversando l’inconscio collettivo> è la suggestiva titolazione del gruppo di dipinti che il ticinese Marzio Banfi – presentato in catalogo da Franco Solmi – espone al Centro d’arte San Vidal. Nell’area dell’espressionismo astratto, Banfi appare non di meno dotato di peculiarità formali personali, affidate a una gestualità anche convulsa e violenta che riesce tuttavia a restituire un affascinante mondo immaginativo ancestrale e misterioso. Ne risultano quadri che appaiono come sorta di riflessioni all’interno del sé, a volte perfino inquietanti e che riescono a coinvolgere i riguardanti.”
E.D.M. Enzo De Martino (“Marco Polo-eventi, consiglia”, Marsilio, luglio-agosto, 1989)

“… la pittura di Banfi è un racconto di scenari interiori. Anzi, più precisamente, una raccolta di racconti dell’anima, i cui protagonisti sono le forze, gli impeti, gli abbandoni e le estasi di un pittore in costante presa diretta col suo inconscio. …”
Giorgio Di Genova (“Gli scenari dell’inconscio di Marzio Banfi”, Museo d’Arte delle Generazioni italiane del ‘900, G. Bargellini, Pieve di Cento, Bora, Bologna, 2003)

“… Banfi è un visionario della materia che compie periodici descensus ad inferos, cioè viaggi psichici in cui, come ebbi a notare <finisce per vedere altri mondi, che, sì, alla lontana rammentano aspetti di quello della natura che ci circonda ma con frequenti affondi nel cosmo dell’entromondo del suo io, che, …, lo porta a viaggiare negli spazi suggestivi del proprio universo pittorico> …”
Giorgio Di Genova (“Storia dell’Arte italiana del ‘900, per generazioni”, Bora, Bologna, 2009):

“Quello con l’arte contemporanea internazionale è un appuntamento che si rinnova ogni anno in Abruzzo grazie al Premio Sulmona, che in ben trentotto edizioni è diventato una delle rassegne di maggiore interesse del centro Italia, frutto della professionalità e della passione di persone straordinarie, in primis il Segretario Generale, Gaetano Pallozzi. A lui, come a tutti gli organizzatori, va il merito di aver creato una rete di comunicazione con le più significative personalità del mondo dell’arte sparse in tutto il mondo, come testimoniano anche quest’anno presenze, quali Marzio Banfi, Tihomir Bires, Mikulàs Rachlik, Suenos, Zhiwei Zhou, senza tuttavia dimenticare le eccellenze del territorio. …”
Chiara Strozzieri (“Viva l’arte vera”dal catalogo del XXXVIII° Premio Sulmona 2011, Rassegna Internazionale d’arte contemporanea, Circolo d’arte e Cultura “Il Quadrivio”, Sulmona)

“Non sappiamo quanti dal Ticino si sposteranno a Pieve di Cento in provincia di Bologna per ammirare la mostra che è stata allestita nel museo d’arte delle generazioni italiane del ‘900. All’esposizione hanno dato il titolo “gli scenari dell’inconscio”. Sentiamo il dovere di segnalare questa mostra perché Marzio Banfi è artista di casa nostra, di Bellinzona; ma un artista che vive tra Svizzera e Genova che gli offrono con i loro spettacoli naturali imponenti e coinvolgenti spunti per i suoi quadri ed i suoi scritti (Banfi è pittore e poeta). Ha al suo attivo molte pubblicazioni, numerosi premi e riconoscimenti. È stato definito “un visionario della materia”. La pittura di Banfi non ha contorni ed anche i colori non sono distinti l’uno dall’altro; ma la carica che emanano è straordinaria. La pittura di Banfi è un racconto di scenari interiori: qualcuno parla di racconti dell’anima in cui i protagonisti sono le forze, gli impeti, gli abbandoni e le estasi. Un pittore in contatto con l’inconscio? …”
Giuseppe Miele (Il Mattino della Domenica, Lugano 13 ottobre 2003, Cultura e Spettacoli “Marzio Banfi a Pieve di Cento – Bologna”)

“ Il museo d’arte delle generazioni italiane del ‘900 “G. Bargellini” a Pieve di Cento (in provincia di Bologna) si presenta come qualcosa di straordinario: 6000 m2 complessivi, 1029 artisti ospitati (la maggior parte viventi), 2439 opere complessive tra dipinti, sculture, opere grafiche… e 68 mostre temporanee ospitate in cinque anni. Esporre in questo museo significa avere i giusti numeri. E si vede che Marzio Banfi ce li ha tutti: infatti ci sono anche sue opere che fanno parte della “collezione generazione anni quaranta”. … Ed ha colto nel segno prediligendo quella che viene chiamata arte materica: quell’arte cioè che non mira tanto a comunicare significati quanto a valorizzare la materia di cui le opere sono composte. Il che significa che ispiratrice di Marzio Banfi è la natura che è tutta e sempre una fonte di fenomeni e di sentimenti che attraverso l’inconscio diventano ispirazione prima e realizzazione poi. E ricchi come sono di colori, i quadri di Banfi ti tengono lì con gli occhi sbarrati e con il fiato sospeso a guardare, a ripensare, a rincorrere sogni, tumulti, angosce, il verde o l’infinito: sono questi i temi preferiti di Marzio Banfi.”
Giuseppe Miele (Il Mattino della Domenica, Lugano 18 dicembre 2005, Cultura e Spettacoli “Al Museo d’Arte di Pieve di Cento c’è anche Marzio Banfi”)

“ … Che sia questo un caso dell’inconscio collettivo di cui ha tanto parlato Jung? Ricordo quanto mi diceva un pittore-poeta ticinese, Marzio Banfi, durante la sua mostra a Venezia, un paio di mesi orsono: “Io cerco di identificare quella continua presenza che cammina con l’uomo fin dai primordi…”. Sensazioni ancestrali, nodi aggrovigliati. “Ci caliamo nell’abisso presi dalla vertigine dell’ignoto.” La finestra diventa in Munch, come in Schiele, un sondaggio nel profondo della psiche. …
Paolo Rizzi (Il Gazzettino, Venezia, 19 settembre 1989, Arte, “Tre finestre”)

“Al pittore e scrittore bellinzonese Marzio Banfi … è stato dedicato, nell’ambito della pubblicazione della “Storia dell’arte italiana del ‘900 per generazioni - Generazione anni Quaranta” … un approfondito studio da parte dello storico dell’arte e autore dell’opera Giorgio Di Genova, il quale ha scritto, tra l’altro, che “ … Egli è un visionario della materia, che compie periodici “descensus ad inferos”, cioè viaggi psichici in cui finisce per vedere altri mondi, che alla lontana rammentano aspetti di quello della natura che ci circonda, ma con frequenti affondi nel cosmo dell’entromondo del suo io, che, per la legge della coincidenza tra microcosmo e macrocosmo, lo porta a viaggiare negli spazi suggestivi del proprio universo pittorico, in cui egli sa scovare una luce al negativo …” Marzio Banfi ha al suo attivo un rilevante numero di opere pittoriche e letterarie che gli hanno fatto ottenere riconoscimenti e premi onoranti anche la sua città, alla quale è sempre sinceramente legato.”
(Rivista di Bellinzona, Bellinzona, no. 12, dicembre 2009, “Uno studio su un bellinzonese”)

“... ho ammirato le Tue ultime opere, così limpide e trasparenti pur nella complessità dei temi che si intrecciano senza precisare l'identità, senza sprecare un filo di voce. Affascinato dagli scenari dell'inconscio e dall'inventiva cromatica, ... la Tua presenza carismatica e ormai storica nell'ambito dell'arte veneziana. ... rallegramenti per il successo ottenuto. ... grazie per l'importante catalogo. ”
Giulio Ghirardi (Venezia, 25 giugno 2013)

“Alla Scoletta San Zaccaria - sede del Centro d'Arte San Vidal - è aperta una interessante mostra di Marzio Banfi. L'artista ticinese fa parte, da sempre, di quella schiera di autori ricchi di idee e di pulsioni, capaci di trasformare il loro pensiero in opere d'arte e di fornire emozioni e stati d'animo autentici. Un viaggio nell'universo dell'inconscio, in quel mondo segreto, intimo, assolutamente personale che regge il nostro Io. ... Egli riesce così a coniugare il segno pittorico - come appare in queste opere - con una idea di natura, quella stessa natura che ci circonda capace di rasserenare la nostra psiche con immutabili “carezze” e raggiungere i nostri gangli più intimi.”
T.B. (Titta Bianchini) (Il Gazzettino, Venezia, 25 giugno 2013, Cultura e Spettacoli, “Centro d'Arte San Vidal, La mostra personale di Marzio Banfi”)

“Nell'opera di Marzio Banfi ... convivono e si fondono insieme più correnti “aniconiche” tutte peraltro rivissute nella intimità di una coscienza artistica schiva da divismi e spettacolarizzazioni. In Banfi siamo in presenza di forma d'arte che coglie i “fantasmi” dell'anima collettiva (particolarmente nel colore) ma, in qualche modo raccoglie la sensibilità popolare, dando luogo a interpretazioni (sempre positive!) di rivisitazioni della realtà che appaiono fluttuanti nel mondo, l'acqua, le nubi, il tempo, lo spazio.
Così la presenza imponente di una versione parmenidea del mondo vive e pulsa e persino si sposa con una pulsione eraclitea.
E quindi l'oggetto non rischia né l'ipostasi (come avviente fra gli artisti degli ultimi 60 anni) né l'autocompiacimento narcisistico (di chi rischia “la citazione” ma “sans le savoir”).”
Franco Zannini (Venezia, settembre 2013)


Materici. Attraversando l'inconscio collettivo. "Atmosfera - 3"
"(...)la pittura di Banfi è un racconto di scenari interiori. Anzi, più precisamente, una raccolta di racconti dell'anima, i cui protagonisti sono le forze, gli impeti, gli abbandoni e le estasi di un pittore in costante presa diretta col suo inconscio." (Giorgio Di Genova)